domenica 21 febbraio 2010

G come tetto e F come Carlo

1.
C'erano le piastrelle del placcaggio della cucina a rombi marroni e la cappa della cucina era unta, un appartamento che aveva tutta l'aria che ormai i suoi tempi migliori erano passati da un pezzo...
La finestra della cucina dava sui tetti delle casa del centro,
tutti tetti rossi e
arrivava l'odore di curry del ristorante indiano
mi ero preparato per un clima rigido e invece sono riuscito a superare bene quei giorni
nonostante il mio corpo si fosse abituato alle temperature di altri meridiani.

2.
Non riesco (ancora) ad incastrare,
non so se sono sempre stato cosi' e solo ora me ne sto rendendo conto
o se cosi' lo sono diventato dopo il 2009.
Mi sento come uno di quei gatti che ogni tanto ha bisogno di uscire la notte,
fare due passi sui tetti delle case dei vicini,
sbirciare in qualche finestra,
rubacchiare qualcosa e poi
ritornare,
senza fare rumore,
trovare il bicchiere dell'acqua pulito e una nuova pietanza sul piatto.
Non ho bisogno di tante cose e l'unica cosa che piu' mi infastidisce e pensare al collare.

3.
Ho bisogno di fare un altro viaggio, sono quasi tre mesi che sono rientrato e ho la sensazione che l'ultimo controllo passaporti e' stato un anno fa...
Uno di quei viaggi semplici, senza troppi soldi o cose da capire (ne da spiegare).
Di quei viaggi dove la meta' del tempo uno se la passa a sfogliare un giornale seduto in un caffe' o
a passeggiare in una citta' mai vista prima,
senza una meta precisa,
ad osservare le macchine e i vecchi che vanno al mercato la mattina,
guardare i tetti delle case e trovare le differenze tra
Parigi, Lisbona, New York, (Franco)(Carlo)forte.

Nessun commento: